Il cimitero non è solo un luogo di silenzio e di memoria ma anche uno spazio intriso di storia, arte e cultura. Basta aver passeggiato almeno una volta per i suoi viali, aver visto statue ed epitaffi, per imparare a conoscere un popolo, le sue tradizioni, il suo folklore e le sue leggende.

Săpânţa, nella Romania settentrionale, a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina, ospita il coloratissimo Cimitirul Vesel, una necropoli unica al mondo, una delle maggiori e curiose attrattive turistiche: si tratta di un cimitero “allegro”, da visitare come un museo.

Le tombe sono caratterizzate da una croce di legno, intagliata e di colore azzurro (da cui è nato l’azzurro di Săpânţa), benché non manchino altre tinte sgargianti, mentre sulle lapidi non ci sono epitaffi caratterizzati da parole di cordoglio ma da battute e poesie umoristiche che descrivono il defunto e ne raccontano la vita. Tutti sono in rima e alcuni davvero divertenti, sembra proprio di trovarsi di fronte a una Antologia di Spoon River.

Eccone alcuni esempi:

suocera-cimitero

 

“Sotto questa pesante croce riposa la mia povera suocera.

Se avesse vissuto altri tre giorni

c’ero io sotto e lei sopra a leggere.

Non svegliatela altrimenti mi sgrida di nuovo.

Resta qui mia cara suocera”

 

 

 

 

 

 

sapanta-cimitero

“Per quanta vita nel mondo passata

me la sono sempre cavata

in Italia sono andato a lavorare

per poter i miei figli laureare.

Quando tutto si è aggiustato

una malattia via mi ha portato

facendoti arrabbiare, moglie mia Irina,

ti lascio ai figli vicina”

 

 

 

 

tomba-sapanta

“Io qui riposo

mi chiamo Toador Băsu

per tutta la vita che ho passato

capre, pecore, vitelli e agnelli ho macellato

in carne e salsicce li ho trasformati

e dalle signore sono stati acquistati.

Ho lasciato la vita all’età di 61 anni”

 

 

 

 

Nel Cimitirul Vesel oggi sono presenti ottocento tombe decorate e viene visitato quotidianamente proprio come una galleria d’arte a cielo aperto.

A iniziare questa tradizione fu un contadino del villaggio, Stan Ioan Pătraș, scultore, poeta e pittore che, nel 1934, decise di realizzare lui stesso la sua futura lapide e negli anni ‘30 iniziò a scolpire e adornare le croci. L’artista realizzò centinaia di simili lapidi fino al 1977, anno in cui morì. Da allora, a inumazione avvenuta, il suo lavoro fu portato avanti dal suo apprendista, Dumitru Pop Tincu, il quale si trova spesso ancora oggi a dover fronteggiare eccessi di richieste. Molte sono le prenotazioni da parte di chi ha il desiderio di trascorrere il post mortem in questo luogo, non solo gli abitanti del paese ma anche turisti americani, tedeschi e italiani.

Il cimitero “allegro” sembra contrastare con la religione romena, per la maggioranza  ortodossa. Il termine “ortodosso” implica un certo rigore, tanto che nel nostro linguaggio comune viene usato per esprimere una sorta di adesione alle regole. In realtà i romeni considerano la morte un momento molto solenne. Il cimitero è associato alla cultura degli antichi Daci, la cui filosofia si basava sull’immortalità dell’anima e sul concetto di “gioia” legata all’ultimo respiro, considerando la morte un modo per ricongiungersi a Zalmosside, il loro Dio. La morte è vista come un momento gioioso, che permette al defunto di vivere una vita migliore della precedente: da qui le insolite lapidi e decorazioni.

In Romania è tradizione vegliare il defunto per tre giorni e tre notti, perchè si crede che, se lasciato solo, possa finire in un’oltretomba triste. Per tutta la durata della veglia si mangia, si beve, si gioca a carte, si raccontano aneddoti divertenti. Dopo questo periodo, la bara, aperta e spesso caricata su carretti (macchine con il portellone aperto che si sostituiscono in alcuni casi ai carri funebri), viene portata in chiesa per la benedizione del pope (nelle chiese greco-ortodosse e soprattutto, dal 1047, in quella russa, denominazione popolare del parroco, appartenente al clero secolare). E’ la vita a essere celebrata e il cimitero di Săpânţa, con il suo originale modo di esorcizzare la morte, è diventato patrimonio mondiale dell’UNESCO.

La tomba più celebre è sicuramente quella di Dumitru Holdis, le cui miniature in legno vengono addirittura vendute come souvenir. Il suo epitaffio è il più noto, ed è riportato anche sui souvenirs: «Coloro che amano la buona grappa come me patiranno, perché io la grappa ho amato, con lei in mano sono morto». Gli epitaffi del cimitero sono tutti raccolti nel libro Le iscrizioni parlanti del cimitero di Săpânţa, scritto dal professor Bruno Mazzoni, noto romenista.

In questo luogo di sepoltura, oltre ad apprendere le storie di vita degli abitanti del villaggio, si impara, grazie all’umorismo bonario dei versi sulle lapidi, a superare con ironia la paura della morte, ad accettare i propri difetti col sorriso, e con il sorriso essere ricordati per sempre.

 

Credits: https://allascopertadellaromania.com/2016/03/10/il-cimitero-felice-di-sapanta-2/