Nel mondo antico l’idea dell’aldilà era generalmente molto più sviluppata e diffusa di quanto avvenga nella realtà odierna, così impregnata di materialismo e ateismo. Fin dalla preistoria i defunti venivano inumati assieme a oggetti che si riteneva gli sarebbero stati utili nella dimensione ‘altra’ che essi avrebbero dovuto esplorare.

Tale dimensione viene presentata in forme diverse a seconda delle differenti tradizioni e culture.

Per i Greci, ad esempio, l’aldilà è una realtà vaga, indistinta, che non presenta differenze interne di carattere etico legate al vissuto dei defunti. Per gli Egizi, invece, esistono differenti collocazioni delle anime a seconda del loro comportamento in vita, verificato attraverso la “pesatura del cuore”, che deve risultare non più pesante di una piuma se si vuole accedere alla felicità ultraterrena.

Un importante strumento spesso utilizzato dalle culture antiche sono i cosiddetti “libri dei morti”, di cui l’esempio più celebre arriva dalla civiltà egizia.

Il libro dei morti degli antichi Egizi  (il titolo egizio tradotto letteralmente significa ‘libro per uscire al giorno’, o ‘libro per emergere alla luce’) è una raccolta di testi a carattere magico-religioso, intesi come istruzioni per percorrere correttamente il cammino dell’anima una volta che essa ha lasciato il corpo fisico.

Questa antologia veniva correntemente usata a partire dalla metà del secondo millennio a. C., ma i singoli brani erano diffusi già almeno mille anni prima, uniti in raccolte chiamate “testi delle piramidi e testi dei sarcofagi”. Infatti, le formule vennero reperite sulle pareti delle grandi piramidi e dei sarcofagi dei faraoni fin dalle prime dinastie. I testi dei libri dei morti, scritti in geroglifico ieratico (cioè ‘sacro’), erano accompagnati da disegni o vignette che raffiguravano le anime intente al loro cammino nell’aldilà.

Tale cammino è presentato come irto di difficoltà e pericoli: prima di giungere nell’adlilà, l’anima deve superare cancelli, percorrere caverne e sentieri faticosi.

Durante il suo percorso, può incontrare animali ostili al viaggio, di carattere fantastico, chimere e esseri ibridi, unioni di due nature diverse, ma anche rettili realmente esistenti, come serpenti e coccodrilli. Al termine del percorso avviene la suddetta pesatura del cuore, a cui sovrintende Osiride, divinità solare, ma anche Anubi, il dio psicopompo (letteralmente ‘che guida le anime’) dal corpo umano e testa di sciacallo.

Su un piatto della bilancia viene posto il cuore del defunto, sull’altro la piuma di Maat, dea della verità e della giustizia. Solo se il cuore non peserà più della piuma l’anima potrà accedere alla felicità dell’oltretomba.

Ecco alcune delle formule e delle invocazioni presenti nel libro dei morti degli Egizi:

“Fa’ che io possa raggiungere il cielo dell’Eternità nella dimora dei tuoi favoriti e che io sia unito agli spiriti augusti ed eccellenti della Necropoli, possa io uscire con essi per vedere le tue glorie al tuo sorgere, e alla sera quando ti unisci a tua Madre Nut.”  – Qui lo spirito si rivolge a Osiride, il dio solare, chiedendone la protezione e la compagnia.

“Possa io non cadere sotto i loro coltelli, possa io non penetrare nei loro luoghi di tortura, che io non mi arresti nelle loro stanze di supplizio, che io non giunga nei loro luoghi di esecuzione, che io non cada nelle loro caldaie, che non vengano fatte a me le cose che sono in abominazione degli dei, poiché io sono un Principe nella Grande Sala, l’Osiride che ha traversato il luogo di purificazione.” – Qui l’anima, identificandosi in Osiride, intende scacciare i demoni pronti ad aggredirlo all’ingresso nell’aldilà.

“Questa formula sia pronunciata da un uomo che si è purificato con l’acqua di natron: egli potrà uscire al giorno dopo la sepoltura e potrà fare tutte le trasformazioni che il suo cuore vuole e potrà passare sul fuoco, in verità, infinite volte.”  – Interessante il riferimento al natron, un sale a base di sodio che gli Egizi utilizzavano per la mummificazione e in genere per l’igiene personale.

“Che la mia bocca sia aperta da Ptah e che Ammon, Dio della mia città, disserri le pastoie della mia bocca da quando sono uscito dal ventre di mia madre. Venga a lui Thoth munito delle sue Parole Magiche e Atum disserri le pastoie messe da Seth, che é venuto contro di me. Atum si é opposto gettando le pastoie dei miei assalitori. Che la mia bocca possa venire aperta da Ptah con questo strumento di ferro, del quale si serve per aprire la bocca agli dei. E`la Barca della Sera che mi ha portato nella dimora del Dio grande in Heliopolis. Io sono contento nelle mie interiora e mi sono unito ai divini nocchieri. Io navigo nell’Oriente del cielo e mangio ciò che essi mangiano. Io vivo con ciò di cui essi vivono. Io mangio il pane nella dimora del Signore delle Offerte. Ciò che detesto sono le immondizie: che io non debba mai cibarmene!”  – Qui lo spirito chiede l’aiuto di varie divinità contro il malvagio Seth. Oltre all’affascinante riferimento alla barca dei defunti, è importante la contrapposizione tra il cibo degli dei e l’immondizia, secondo una visione molto concreta dell’aldilà.

Formule per il viaggio oltremondano sono presenti nella maggioranza delle culture antiche.

Un altro esempio in questo senso è il Libro dei morti tibetano, o Bardo Thodol (‘Suprema liberazione’), che descrive le esperienze destinate allo spirito subito dopo la morte fisica, ovvero nel periodo tra la morte e la successiva incarnazione.

Nella tradizione del buddismo tibetano, cui appartiene questo antico testo, le formule dovevano essere recitate presso il corpo del morto, o del morente, finché questi era ancora mentalmente ricettivo, affinché lo spirito potesse evitare la rinascita fisica, sciogliendosi invece nel “nirvana”, la misteriosa dimensione spirituale in cui il dolore è scomparso.

I libri dei morti, che si perdono nel tempo arrivando fino all’origine della scrittura e quindi della storia, testimoniano quanto sia antica e radicata la fede in una sopravvivenza dello spirito umano al di là del corpo fisico. La loro valenza e particolare bellezza verrà ripresa anche nelle letterature moderne, per esempio nei romanzi di H. P. Lovecraft e Stephen King, per citare due famosi scrittori della narrativa fantastica.

Al di là dello sviluppo e della diffusione delle religioni storiche, monoteistiche e non, e delle più diverse forme di spiritualità, i libri dei morti restano tra le basi di tutta la cultura umana, a sostenere l’aspettativa di chi non intende ridurre l’uomo a pura espressione meccanicistica e lo considera invece il mirabile frutto di una creazione intelligente e amorevole.